sabato 26 gennaio 2013

Due libri per la Memoria

Domenica ricorrerà il Giorno della Memoria, perché la Shoah non sia dimenticata. Vorrei celebrare questa ricorrenza, proponendo due libri che ruotano intorno ai bambini. Si tratta di due opere molto diverse, nessuna delle quali recentissima (una in particolare), ma entrambe meritano di essere rilette.

Il primo libro è Il bambino di Noè, di Eric-Emmanuel Schmitt, edito da Rizzoli nel 2004 e ristampato più volte, in seguito al grande successo ottenuto. La vicenda si svolge nel Belgio occupato dai nazisti. Protagonista è Joseph, bambino ebreo di sette anni, che viene dai genitori affidato a una famiglia cattolica, che a sua volta lo affiderà a un sacerdote direttore di un orfanatrofio, dove vengono  nascosti, in mezzo agli altri, diversi bambini ebrei. Il romanzo racconta la storia della profonda comprensione che lega Joseph a padre Pons e del patto che viene stretto tra i due: Joseph fingerà di essere un bambino cristiano e imparerà la storia di Gesù e il catechismo, mentre il sacerdote fingerà di essere ebreo e leggerà la Torah, il Talmud e così via: il tutto clandestinamente, è ovvio, perché la Gestapo è sguinzagliata alla caccia degli ebrei e di chi li nasconde.

Si sviluppa così un legame molto forte tra il piccolo e il vecchio, tanto forte che, quando alla fine della guerra Joseph ritroverà i suoi genitori, non vorrà tornare a casa con loro: solo la sollecitazione del vecchio insegnante lo spingerà a seguire i suoi. Ma qualcosa è cambiato nel ragazzo: conoscere la fede cristiana lo ha spinto a volersi convertire. Ancora una volta sarà il sacerdote a far capire al ragazzo quali sono le sue radici e quale è il suo dovere nei confronti del proprio popolo quasi annientato: il dovere della memoria e della salvaguardia dei valori e degli insegnamenti.
Le cupe vicende che fanno da tragico contorno a questa storia sono viste con gli occhi di Joseph che guarda tutto con  innocenza, ma anche con maturità e ironia. Ecco per esempio le sue impressioni la prima volta che entra nella chiesa del paese, per partecipare alla funzione, visto che tutti i bambini dell'orfanatrofio devono fingersi cristiani:

"Eccoci nella casa di Dio" fece una voce stridula. "Ti ringraziamo, o Signore, di accoglierci nella Tua casa." Sollevai la testa: altro che casa! Mica era una casa qualsiasi! [...] Ma dove si sarebbe seduto Dio? [...] La liturgia seguiva il suo corso. Io non ci capivo niente, contemplavo la cerimonia passivo e affascinato. Le volte che mi sforzavo di cogliere le parole, il discorso andava al di là delle mie capacità intellettuali. Dio era uno, poi due - Padre e Figlio - e certe volte tre - Padre, Figlio e Spirito Santo. Chi era lo Spirito Santo? Un cugino? All'improvviso, il panico: diventavano quattro! Il parroco di Chemlay vi aveva appena aggiunto una donna, la Vergine Maria. (p.47-48).

In materia di religione, almeno all'inizio, Joseph non ne sa molto, neppure della propria, dato che i suoi genitori non erano praticanti. Così è lo stesso padre Pons che gli insegna molte cose sull'ebraismo:

"La messa mi è piaciuta molto [...] Mi sa che poi diventerò cattolico" Mi guardò con dolcezza. "Sei ebreo, Joseph, e lo rimarrai anche se scegli la mia religione". "Che vuol dire essere ebreo?" "Essere tra gli eletti. Appartenere al popolo scelto da Dio migliaia di anni fa". " Perché noi? Eravamo meglio degli altri? O ci ha scelto perché eravamo peggio?" "Né l'uno né l'altro. Non avete nessun particolare pregio o difetto. E' toccato a voi, tutto qui" [...] " Se ci hanno eletto, ci hanno eletto come tirassegno. Hitler vuole farci la pelle." (p. 50-51)

Il bambino di Noè è un romanzo che riesce a parlare di una tragedia indicibile in un modo lieve, ma allo stesso tempo profondo, ponendo in primo piano valori come l'amicizia, la solidarietà, il coraggio e, naturalmente, la memoria.

Il secondo libro è I bambini di Terezìn, a cura di Mario De Micheli, pubblicato da Feltrinelli nel 1979.
Come recita il sottotitolo, si tratta di una breve raccolta di poesie e disegni fatti da bambini e ragazzi chiusi nel lager creato a Terezìn, città boema a sessanta chilometri da Praga. La città, costruita nel XVIII secolo da Giuseppe II e da lui dedicata alla memoria della madre Maria Teresa, aveva delle caratteristiche particolari che la resero interessante agli occhi dei pianificatori della deportazione. Si trattava infatti di una vera e propria fortezza, circondata da mura disposte a forma di stella: l'ideale per farne un ghetto chiuso che non necessitava di particolari interventi di trasformazione. Il ghetto di Terezìn doveva diventare una sorta di campo modello da mostrare ai funzionari della Croce Rossa inviati da commissioni straniere. In realtà la sua funzione era quella di centro di smistamento verso i campi di sterminio veri e propri, soprattutto Auschwitz. All'interno delle mura, Terezìn non era molto diverso da tutti gli altri lager, con le baracche sovraffollate, il cortile per l'appello, il forno crematorio. Una delle particolarità di Terezìn fu la grande quantità di bambini che  vi transitarono: 15.000 bambini dai sette ai tredici anni, di cui solo cento sopravvissero.

Nelle condizioni disperate di fame, malattia, lavoro disumano in cui gli internati vivevano, ci furono però alcuni adulti che si presero cura di questi bambini e organizzarono per loro una specie di scuola, per tenerli occupati e infondere loro una briciola di speranza nel futuro. Il tutto clandestinamente e nelle più precarie condizioni, senza mezzi di nessun tipo, senza sicurezza. Avvenne così che i bambini e i ragazzi di Terezìn disegnarono e scrissero poesie: ne sono rimaste poche, solo sessantasei, mentre i disegni sono 4000. Della maggior parte degli autori di questi lavori non si conosce quasi nulla. 

Non è possibile riprodurre qui i disegni e non sono sicura nemmeno che sia corretto riportare le poesie, ma spero di non violare nessun copyright copiandone qui una, Il giardino, semplice come una filastrocca, e proprio per questo agghiacciante. Il suo autore, Frantisek Bass, deportato a Terezìn nel 1942, all'età di 12 anni, morì ad Auschwitz due anni dopo:

E' piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:

un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:

quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.

I bambini di Terezìn è un piccolo libro prezioso e struggente: purtroppo però è fuori catalogo. Nella Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia ne è presente una copia. Speriamo che presto l'editore Feltrinelli o altri lo pubblichino di nuovo: è davvero un peccato che la sua lettura non sia più accessibile per tutti.

Eric-Emmanuel Schmitt, Il bambino di Noè, Rizzoli, Milano ristampa 2010.

I bambini di Terezìn. Poesie e disegni dal lager 1942-1944, a cura di Mario De Micheli, Feltrinelli, Milano 1979

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