domenica 27 gennaio 2013

David Stannard, L'olocausto americano, la conquista del nuovo mondo

Anch'io come Beatrice, sento il bisogno, quasi il dovere, di scrivere qualcosa, in questo 27 gennaio 2013, giorno della memoria, ma, poiché dello sterminio degli ebrei se ne è sempre parlato, e se ne parlerà moltissimo anche oggi, vorrei rivolgere la mia attenzione ad altri genocidi, nella consapevolezza che, purtroppo, ce ne sono tanti altri. 

Uno, di cui forse si è sempre scritto poco, è quello che David Stannard, professore di Studi Americani alla Università delle Hawaii, chiama in un suo saggio L’olocausto americano. Questo scritto fu molto dibattuto, quando fu pubblicato nel 1993, in occasione delle celebrazioni per il quinto centenario della scoperta dell’America. Mentre da una parte si esaltava Colombo, “il portatore di Cristo”, come scopritore di un continente, dall’altra si vedeva questo evento come l’inizio di un vero genocidio, che avrebbe portato nel tempo a cancellare il 95% della popolazione e con essa civiltà importanti e una gran varietà di lingue, che oggi sono rimaste solo tre in tutto il continente americano.

Il saggio, di quasi 500 pagine, con ricca documentazione, si articola in tre parti: una prima parte in cui si ricostruiscono le culture native prima di Colombo; una seconda in cui si denunciano le conseguenze della conquista, facendo un processo a spagnoli, portoghesi, inglesi, statunitensi e ai 4 secoli di massacri dal 1494 fino a Wounded Knee (1890); una terza parte, intitolata “Sesso, razza e guerra santa” in cui si ricercano le ragioni di questo sterminio.


Stannard ricostruisce il quadro geopolitico e culturale di un territorio con una popolazione complessiva di 100-150 milioni di abitanti, superiore quindi a quella europea, che nel XV secolo era decimata da guerre, malattie, carestie. Come non ricordare splendide città come Tenochtititlan o Cuzco, più grandi di Siviglia o Londra? La sola valle del Messico con i suoi 20 milioni di abitanti era sei volte superiore alla popolazione dell’Inghilterra. L’impero Maya ricopriva un’area di 2500 Kmq, l’impero Inca (oltre 2 milioni di Kmq e lungo quasi 9000 Km) era il più vasto del mondo: la sua superficie occupava un territorio pari alla distanza attuale tra New York e Los Angeles. Quando poi si parla dello sterminio di 75-100 milioni (il 25% della popolazione mondiale di allora secondo dati riportati anche da Tzvetan Todorov) si fa riferimento solo agli indigeni, senza tenere conto delle vittime importate, cioè della tratta dei negri dal 1517, per cui si devono aggiungere altri 30-60 milioni di morti, a partire dal loro prelevamento nel continente africano. 

Stannard sottolinea che la quasi totale distruzione dei nativi non fu né involontaria né inevitabile, a partire dal genocidio di Hispaniola del 1494, in cui in 20 anni si cancellarono gli 8 milioni di abitanti dell’isola. Tanti i massacri documentati degli Amerindi,  perpetrati in nome della croce cristiana e della corona aragonese. E, al di là di tanta cinematografia holliwoodiana, i massacri dei pellirossa, bestie inumane senza Cristo, furono promossi o riconosciuti giusti da uomini come Jefferson o come Washington. Roosvelt stesso arrivò a dichiarare che lo sterminio degli indiani e l’espropriazione delle loro terre furono positivi e inevitabili. Si possono ricordare tanti terribili massacri,  come quello di Wounded Knee, di cui furono vittime i Sioux nel Sud Dakota, o quello della canzone di De André “Fiume Sand Creek” (1864 ). Le truppe sotto bandiere di pace trucidarono vecchi, donne, bambini, neonati. Strapparono persino i genitali, per farne borse da tabacco o per appenderli tra i capelli. Ma sarebbe comodo vedere in questi fatti gli ultimi momenti del genocidio, che in realtà continua in tempi a noi vicini: un rapporto del 1986 della Commissione per i diritti umani dell’Onu ha denunciato la scomparsa di 40.000 persone e l’assassinio di 100.000, solo in Guatemala. Aggiungo io, basta leggere i libri di Rigoberta Menchù

 La terza parte del saggio di Stannard è la più particolare e discussa, perché identifica sostanzialmente nel cristianesimo la causa dell’olocausto americano. Così Piergiorgio Oddifreddi sintetizza questa parte che ho trovato piuttosto complessa: Stannard identifica nel dogmatismo della rivelazione biblica, nel delirio della predilezione divina, nel razzismo della superiorità europea, nel fanatismo dell’evangelizzazione, nel disprezzo della natura e nell’orrore della sessualità le radici cristiane di un’ideologia che concepì e perseguì la conquista e lo sfruttamento e la devastazione dei “territori selvaggi” d’oltreoceano da un lato e la conversione forzata, la schiavizzazione e il massacro dei loro “impudichi abitanti“ dall’altro. La furia omicida di colonizzatori cattolici o protestanti sarebbe la manifestazione di un fondamentalismo cristiano, ma anche della intrinseca peccaminosità del corpo umano: l’indigeno era dunque il peccato da estirpare e sacrificare in olocausto a Dio. Già Bartolomeo de Las Casas (Brevísima relación de la destrucción de las Indias 1542) raccontava di bambini strappati dalle braccia delle madri, di teste spaccate contro le rocce, di persone date in pasto ai cani da guerra. “Una volta impiccarono 13 indiani in onore di Cristo e dei suoi 12 apostoli”. Si mozzavano le mani a chi non consegnava l’oro richiesto ogni tre mesi. Se non rivelavano dove erano nascosti i tesori gli indigeni venivano frustati, impiccati, affogati, squartati, sepolti vivi, bruciati, alle donne erano tagliati i seni o i testicoli agli uomini. Padre Junípero Serra (1713-1784), un francescano, che è stato beatificato nel 1988, impiantò in California missioni che erano veri campi di concentramento per lo sfruttamento degli schiavi. Chi disobbediva veniva punito con frustate, marchiato a fuoco, mutilato o ucciso. Se fuggivano dai campi delle missioni venivano inseguiti. L’aspettativa di vita nelle missioni era intorno ai dieci anni. 

David Stannard, L'olocausto americano: La conquista del nuovo mondo, 1993/2001, Bollati Boringhieri, pp. 445 
( articolo già pubblicato da Xochitl2, in gruppodilettura,wordpress.com.).

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