venerdì 13 luglio 2012

Yasmine Chami, Cerimonia

Front CoverDonne Altrove è una collana della casa editrice torinese Il Leone Verde dedicata all’area femminile: le autrici sono donne, il cui sguardo osserva la vita nella sua complessità e nelle sue contraddizioni. 
Altrove è lo spazio di territori lontani di cultura islamica o medio orientali, in cui si muovono le protagoniste di storie, che sono i luoghi della vita o delle memorie delle autrici. 

Perfettamente pertinente è il romanzo Cerimonia, primo della collana, pubblicato in Italia nel 2003. L’autrice è Yasmine Chami, nata a Casablanca nel 1967. Dopo avere trascorso l’infanzia in Marocco, si è trasferita a Parigi, dove si è laureata in antropologia. Cerimonia è il suo primo romanzo. Si tratta di un'opera breve, solo 106 pagine più un glossario, ambientata in Marocco, in una grande casa borghese all’ombra del nespolo, dove fervono i preparativi per una cerimonia: il matrimonio di Said, fratello di Khadija e cugino di Malika, che sono le due donne in primo piano. Il romanzo è costruito attraverso molte altre voci femminili di madri, nonne, zie e soprattutto, attraverso il monologo di Khadija: attraverso il flusso dei pensieri, i colloqui, i ricordi, i rimpianti, come scrive Tahar Ben Jelloun su Le Monde, Yasmine Chami ricostruisce un quadro molto preciso della società marocchina tradizionale di Fes. 

Siamo in Africa, ma, invece di un quadro di povertà e di fame, ci muoviamo in un ambito alto-borghese, opulento e raffinato. Khadija e Malika, sono donne di successo in ambito professionale, ma infelici sul piano personale. Khadija, architetto, è tornata da due anni a Rabat nella grande casa dell’infanzia, dopo il divorzio, con le sue tre figlie, “dopo il naufragio, come una regina decaduta che chiede asilo, con la sua prole dinanzi a sé come un vessillo."  Un’altra casa ha lasciato nel cuore della notte, in fretta in fretta, con il cuore gonfio di indicibile pena, con il marito che come un estraneo assiste alla partenza. “Come spiegare l’umiliazione accumulata negli anni di una vita coniugale tenuta in piedi contro tutto e tutti?” Malika, arrivata da due giorni da Parigi, soffre perché, dopo cinque anni di un matrimonio d’amore, “la prima gravidanza tarda a venire, la pienezza del giovane corpo pieno di grazia non è ancora completa." Malika dice che il corpo è come una casa, bisogna abitarlo perché diventi abitabile. E aggiunge, con un sorriso pieno d’amore: "il mio bambino mi troverà dolce dall’interno. Ma non arriva nulla.”  Qui tutto è così diverso da Parigi,

la grande città di pietra grigia, la sua bellezza dura, la solitudine innalzata come una bandiera … Parigi e il suo corteo di naufraghi inghiottiti dalle bocche scure della metropolitana … corpi stanchi, strapazzati dai tragitti sotterranei, dall’inquietudine incessante, ricoperti da tessuti sintetici pagati troppo, corpi diffidenti, contratti, mal lavati…”  

In Marocco invece tutto è profumo e colore. La casa con il viale bordato di aranci, i cui rami, appesantiti dai frutti, esalano d’inverno un profumo soave, con i boschetti di gelsomini odorosi che fin dai primi giorni di primavera emanano effluvi bianchi e dolci, quasi un preludio ai profumi estivi del grande gelsomino notturno, “il cui aroma riempie l’anima di uno strano e carezzevole languore”. In quella casa, soprattutto in quei preparativi di nozze, si possono appagare tutti i sensi. Lo sfavillare dei gioielli in scrigni disposti sul vassoio d’argento, ricoperto da un panno di velluto verde con ricami d’oro. “E tutti avrebbero potuto ammirare la generosità dello sposo. Il prezzo della sposa, dirà con scherno Malika tra poco”. Il frusciare delle stoffe cangianti dei caftani o degli arredi, i broccati intessuti d’oro, i pizzi di Calais, le mussole trasparenti come l’acqua, i bagliori dell’oro sovrapposti a quelli del velluto e della seta, il suono dei bendir, tamburelli che suonano con ritmo ternario, prima lentamente, poi sempre più in fretta, riempendo la casa di un’ebbrezza festosa. L’opulenza dei cibi: farina e olio in gran quantità, zucchero, miele, menta, carne, polli vivi che l’indomani si dovranno sgozzare e spiumare. Malika che profuma di melone e di muschio, la nonna avvolta dall’aroma penetrante del legno di sandalo bruciato nel braciere di argento massiccio che regge con le due mani. La casa per i festeggiamenti si riempie di parenti, che vengono da Fes, da Meknès,da Casablanca. 

Il romanzo non ha una trama, una storia da raccontare, ma cenni di tante storie che fanno rivivere ambienti e atmosfere. Non è facile ricostruire tra Fes e Rabat, i legami di parentela di una famiglia, i cui nomi si ripetono con piccole varianti dal trisavolo al nonno, ai figli e ai nipoti. Le due cugine, di cui conosciamo con flash back disordinati le emozioni dell’infanzia e della giovinezza, si rispecchiano malinconicamente nel passato amato/ odiato della grande casa. C’è posto per gli uomini, ma soprattutto per le donne, che, se emarginate all’esterno, hanno il dominio sulla casa e soprattutto sono le depositarie di memorie ataviche e tradizioni e   gestiscono le cerimonie, come le nozze, i battesimi, i funerali.

Dio abitava in tutti i luoghi, ed ora sono tutti deserti. Malika ha alzato le spalle minute. Tu rimpiangi l'ordine antico, la vita come una lenta cerimonia in cui tutte le fasi si svolgono una dopo l'altra, e ciò che è magico in una cerimonia è la sensazione inebriante di scoprire quello che sapevi da sempre. Ma la vita moderna, mia cara, la inghiotti senza cerimonie. 

C’è un mondo che si protende verso la modernità e che ha come modello l’occidente, ma soprattutto un persistere di tradizioni e di superstizioni, che rivivono nelle storie raccontate, come quella del trisavolo e della mula bianca o della bambina allevata da un’aquila sull’albero. E chi è più fortunata?

Sono dei mostri, pensa Malika, dei mostri tutte queste donne che ci augurano il meglio, constatando poi con soddisfazione che la nostra cultura non ci permette di liberarci di tutto e che il loro mondo, quel mondo in cui il peggio è sempre scongiurato con la protezione degli incantesimi, è più adeguato del nostro

In quella grande casa e nelle due cugine è ancora vivo il ricordo della zia Aisha,di cui è rimasto il profumo misto di lavanda, cannella, coriandolo fresco, morta per un cancro al seno, mai sposata, bella, regale, silenziosa, sola, sacrificata dalla predilezione del padre e dal silenzio della madre Lalla, “che aveva assistito muta alla processione di pretendenti rifiutati dal marito, uno dopo l’altro”. 

In questo fluire di ricordi, di pensieri, di pettegolezzi, di personaggi, almeno trenta della famiglia saranno presenti al matrimonio, non ci sarà invece Mulay, uno dei figli di Lalla Najia, trasformato in predicatore fanatico, che, diventato “irascibile, aggressivo ascolta dal mattino alla sera le cassette che gli dà quell’iman, provenienti dall’Egitto o dall’Arabia Saudita”. Malika, che è la più lucida nel cogliere le contraddizioni di quel “mondo iridato e scintillante”, sa anche turbarsi al pensiero di quelle servette con le mani screpolate, di dieci anni al massimo, provenienti da famiglie di contadini con prole numerosa.  Un mondo antico, civilizzato e violento, in cui le piccole serve dormono raggomitolate su materassi di fortuna posati sul nudo pavimento, in un angolo della cucina che sa ancora di coriandolo e di mandorle. 

Cerimonia, dunque, un piccolo libro prezioso in forma di monologo di non facile lettura, ricchissimo di suggestioni, atmosfere, riflessioni suggerite con un linguaggio raffinato, quasi al limite tra poesia e prosa, con uno sguardo al femminile davvero significativo. Peccato che a questa opera prima non ne siano seguite altre, o forse sono io che non ho saputo trovarne? 

 Yasmine Chami, Cerimonia, 2003, Il Leone Verde, pag 108

Nessun commento:

Posta un commento