martedì 31 luglio 2012

Sergio Frusoni, poeta a Capo Verde

Mindelo
Mindelo

Il tema dell'emigrazione italiana nel mondo è un argomento di grande interesse e vastità. Tutti sappiamo deigli imponenti flussi migratori che tra il XIX e XX secolo hanno portato i nostri compatrioti ai quattro angoli del pianeta.

Sergio Frusoni
Una delle mete meno conosciute di tali movimenti è l'arcipelago di Capo Verde.  A partire dagli ultimi anni dell'Ottocento, in particolare nella città di Mindelo, sull'isola di S. Vicente, si installò una piccola comunità di emigrati italiani. In quel periodo il porto della città, detto Porto Grande, era divenuto un importante scalo per le navi commerciali dirette in altre parti dell'Africa e in America Latina. 
Gli italiani che si stabilirono a Mindelo erano spesso approdati qui durante viaggi verso altre mete e avevano deciso di fermarsi, aprendo negozi e ristoranti. Altri nostri connazionali avviarono attività di pesca e commercio del corallo, che veniva raccolto e inviato in Italia per essere lavorato. 

lunedì 23 luglio 2012

Javer Cercas, Soldati di Salamina

Javer Cercas, uno degli scrittori incontrati alla Fiera del libro di Torino 2012, divertente, ironico nel raccontare come, pubblicato un primo romanzo nel 1989, nessuno si fosse accorto di lui, finché, poi, non divenne uno scrittore di grande successo con Soldati di Salamina, vincitore del Grinzane Cavour nel 2003. Era grato anche alla casa editrice Guanda, di cui quest’anno si festeggia l’ottantesimo compleanno, per avere creduto in lui. Io, in maggio, avevo già letto, anzi riletto Soldati di Salamina, un romanzo che ho trovato bellissimo e che ha suscitato in me particolari emozioni, come capita raramente. Eguale emozione e interesse ho provato leggendo, poi, La velocità della luce, mentre mi ha lasciato un po’ indifferente un terzo romanzo, La donna del ritratto.
Soldati di Salamina è senz’altro un meta-romanzo, perché è una storia nel suo farsi, in cui lo stesso autore Javer Cercas, dalla prima pagina all’ultima, ci racconta come e perché ha avuto il bisogno di raccontare questa storia, che rientra nelle numerose opere di questi ultimi anni relative alla guerra civile spagnola. 

Javer Cercas è, dunque, il protagonista del romanzo, un giornalista che ha abbandonato la precedente attività di scrittore per l’insuccesso dei suoi due primi romanzi. Nel 1994 si imbatte nella storia di Rafael Sanchez Mazas (1894-1966), scrittore, poeta, con J. A. Primo de Rivera fondatore della Falange. Arrestato durante la guerra civile, è prigioniero dei repubblicani, che ormai in fuga verso i Pirenei, dopo la caduta di Barcellona, portano con sé centinaia di falangisti, che tengono prigionieri nei pressi di Banyoles nel santuario di santa Maria di Colel, un antico convento trasformato in carcere. 

domenica 22 luglio 2012

Juan Pablo Villalobos, Il bambino che collezionava parole


Juan Pablo Villalobos, Il bambino che collezionava paroleUn romanzo agile e divertente, questo Il bambino che collezionava parole di Juan Pablo Villlalobos, autore messicano che attualmente vive in Spagna. Villalobos, che ha lavorato in precedenza come analista di mercato e critico cinematografico, dice in un'intervista al giornale Guardian che l'ispirazione per questo racconto gli è venuta quando aspettava suo figlio e voleva scrivere un libro per raccontargli il mondo.

Ambientato nel Messico, narrato in prima persona, il romanzo racconta la vita come la vede un bambino di otto anni, Tochtli (parola dialettale che significa coniglio), che ama però farsi chiamare Usagi perché, grazie al suo insegnante privato, ha imparato ad apprezzare la cultura giapponese e il mondo dei samurai. Tochtli è orfano di madre e vive con il papà, Yolcaut, in una grande casa di Città del Messico, perché, come dice semplicemente il bambino, "il fatto è che abbiamo tanti soldi. Tantissimi." (p. 9). E non c'è da stupirsene, visto che, come gradatamente veniamo a scoprire, il padre di Tochtli è un narcotrafficante potentissimo e senza scrupoli, che non ci pensa due volte a eliminare gli ostacoli, umani o di altro genere, che si frappongono tra sé e la realizzazione dei propri traffici.

sabato 21 luglio 2012

Almudena Grandes, Inés e l'allegria


Ordina questo libro su IBSUn po’ per caso, ma non solo, in questi ultimi mesi mi sono imbattuta in una serie di romanzi sulla guerra civile in Spagna; per di più alla fiera del libro di Torino, che nel 2012 era dedicata a Spagna e Romania, ho avuto il piacere di incontrare dal vivo gli autori di questi libri e di essere invogliata a leggerne altri. In questi ultimi anni c’è stato un fiorire di romanzi sulla guerra che negli anni 1936-39 ha insanguinato la Spagna e ha dato inizio alla lunga dittatura del generalissimo Franco, terminata solo con la sua morte nel 1975. 

Almudena Grandes, nata a Madrid nel 1960 ed oggi affermata scrittrice, in un’intervista ci ricorda che nel 1975 aveva solo 15 anni, era in piena adolescenza, quando ebbe inizio la cosiddetta "transizione democratica" nella quale sotto uno “scintillante make-up vi erano ombre profonde” e si stava camminando su un terreno senza radici, costruendo una democrazia senza storia. A differenza di quello che è accaduto in Italia quando, alla fine del fascismo, dopo la Resistenza, ci fu, come ricorda Calvino nella prefazione al Sentiero dei nidi di ragno, una gran smania di raccontare e di uscire dal silenzio forzato, in Spagna per molti anni c’è stato un silenzio complice, da cui si è usciti solo quando i felici adolescenti del 1975, compiuti i 40 anni, hanno capito che non avevano conquistato nulla ed hanno cominciato a guardare indietro, chiedendosi che cosa era veramente successo. I più giovani non avevano saputo che cosa era veramente successo prima, durante e dopo la dittatura di Franco. 

venerdì 20 luglio 2012

Han Han, Le tre porte


Le tre porteNel 2011 è stato  pubblicato in Italia  Le tre porte, il primo romanzo del blogger cinese Han Han, uscito in Cina nel 2000, quando lo scrittore aveva solo diciotto anni. Forse nel nostro paese Han non è molto conosciuto, ma all'estero (e non solo in Cina)  è un personaggio di grandissima risonanza: nel 2010 la rivista americana Time lo ha proposto tra i primi cento personaggi più influenti al mondo e il suo blog, aperto nel 2006,  è il più letto nel pianeta, con una media di 15.000 commenti al giorno e oltre 570 milioni di visitatori finora. Han è anche attore, cantante, pilota di rally, editore di riviste, insomma una personalità decisamente poliedrica.

Oltre a Le tre porte, che in Cina ha venduto milioni di copie, Han ha pubblicato altri romanzi, non ancora tradotti in italiano. Han è il rappresentante della generazione nata negli anni '80, figli unici, in ottemperanza alle leggi per il controllo demografico, giovani che non hanno conosciuto il maoismo e sono cresciuti nella Cina del boom economico e dell'economia di mercato.

Il romanzo racconta le tragicomiche vicende di un adolescente alle prese con i problemi tipici dell'età: la ricerca della propria identità, la scuola, l'amore, i rapporti con i genitori. Il protagonista, Lin Yuxiang,  studente pigro e velleitario, cerca di farsi bello agli occhi degli altri, soprattutto le ragazze, fingendo di possedere talenti letterari da cui è ben lontano, ma i suoi goffi tentativi falliscono miseramente ogni volta e la sua mediocrità scolastica viene regolarmente smascherata. 

martedì 17 luglio 2012

Javer Cercas, La velocità della luce

La velocità della luceIn Spagna ad un momento di grande crisi economica e di indignazione civile corrisponde una condizione particolarmente felice in ambito letterario, con un numero notevole di scrittori, la cui validità, sul piano della narrativa e della buona scrittura, è riconosciuta a livello mondiale. Mi riferisco a scrittori come Javer Marias, Almudena Grandes, Julio LlAmazares, Alicia Gimenez Bartlett, Enrique Vita-Matas, Rosa Montero, Carlos Ruiz Zafón e, certamente non ultimo, Javer Cercas, di cui ho letto con un’emozione particolare due libri, che ho trovato bellissimi: mi riferisco a Soldati di Salamina e a La velocità della luce. 

Ho pensato perciò di scrivere un invito alla lettura di La velocità della luce, romanzo pubblicato in Italia nel 2006. Il protagonista, che è anche il narratore in prima persona, è un aspirante scrittore spagnolo, che nella parte finale si identificherà con lo stesso autore Javer Cercas, il quale, dopo la pubblicazione di romanzi quasi ignorati dal pubblico e dalla critica, ottenne un grande successo con Soldati di Salamina.

Del resto è lo stesso Cercas a dichiarare in un’intervista che i romanzi sono sempre in qualche modo autobiografici e concorda con Lliosa quando dice che la letteratura è uno streeptease al contrario: nei romanzi c’è sempre la parte nuda: i nostri sogni, la nostra vita, in cui fatichiamo a riconoscerci. 

lunedì 16 luglio 2012

L'Africa in valigia

Suggerimenti bibliografici della libreria Griot di Roma:  


1. Romanzi africani: 
- Mia Couto, (Mozambico), Veleni di Dio, medicine del diavolo. L’amore di Sidonio Rosa, giovane medico portoghese, per la bella mulatta Deolinda, sullo sfondo di una città in cui nulla è come appare.
- Emmanuel Dongala, (Congo), Jazz e vino di palma. Un classico della letteratura africana, otto racconti tra l’amore per il jazz e per la vita.
- Ondjaki, (Angola), Le aurore della notte. Un racconto popolato da personaggi caleidoscopici sullo sfondo di una città, Luanda, profondamente amata dall’autore.
- Alain Mabanckou, (Congo), Domani avrò vent’anni. Uno dei più importanti scrittori africani di lingua francese torna alle sue origini, all’infanzia trascorsa a Pointe-Noire. Un esilarante...

domenica 15 luglio 2012

Mia Couto, Dalla cecità collettiva all'apatia

Di Mia Couto ha già scritto su questo blog Caterina Fiore, alias Xochitl2, nel post del 4 febbraio 2012 dal titolo Due opere di Mia Couto, in occasione della pubblicazione di due suoi opere.

Voci all’imbrunireMia Couto, nato a Beira, in Mozambico, nel 1955, figlio di emigranti portoghesi, dal 1974 si dedicò  al giornalismo, diventando prima direttore dell'AIM, agenzia nazionale di stampa, poi di settimanali e quotidiani.
Nel 1985 decise di lasciare il giornalismo attivo e riprese gli studi universitari interrotti, laureandosi in biologia e dedicandosi alla ricerca e all'insegnamento.
Nello stesso tempo cominciò a pubblicare poesie e racconti. Di questi ultimi in Italia venne tradotta nel 1989 la raccolta Voci all'imbrunire (Edizioni Lavoro, Roma 1989). L'opera, purtroppo non più in catalogo, è però presente in molte biblioteche, tra cui la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia: magia, ironia, tragedia si intrecciano nei racconti, rappresentando molti aspetti di un paese problematico, ma vitale, un paese dove le antiche tradizioni si mescolano alla modernità.
Recentemente Mia Couto ha inaugurato l'anno accademico presso la Facoltà di Arte e Comunicazione della Università Eduardo Mondlane di Maputo, con un bellissimo discorso dal titolo Dalla cecità collettiva  all'apatia. In esso lo scrittore indica l'assuefazione al negativo come fonte di tanti mali: non indignarsi per la violenza, l'ingiustizia, la corruzione, il cattivo funzionamento ecc. equivale ad accettare e, prima o poi, a giustificare. Couto, ricordando con emozione i suoi anni da insegnante, rivendica  alla cultura il ruolo fondamentale di "più potente veicolo di giustizia sociale" e strumento di lotta contro il diffuso meccanismo "che banalizza l'ingiustizia e rende invisibile la miseria materiale e morale."

sabato 14 luglio 2012

Yousef al-Mohaimeed, Le trappole del profumo

Le trappole del profumoTra tutte le letterature del Medio Oriente una delle meno conosciute in Italia è quella dell'Arabia Saudita. Nel 2011 è uscito presso la casa editrice Aisara, Le trappole del profumo dello scrittore e giornalista Yousef al-Mohaimeed, vincitore in quell'anno del premio Alziator di Cagliari, nella sezione Mediterraneo.

A una stazione degli autobus un uomo, sul punto di lasciare per sempre la città e il posto di lavoro dove viene regolarmente umiliato e sbeffeggiato dagli altri dipendenti e dai superiori, ripercorre nel ricordo le tappe della sua vita, che lo hanno portato alla sua degradante situazione. Lui, Turàd, appartenente a una tribù di beduini, era un predone del deserto, fiero e senza paura, ma  a un certo punto,  qualcosa di gravissimo gli è successo, un episodio misterioso che lo ha sconfitto per sempre e che lo ha lasciato mutilato di un orecchio. 
Questo fatto indicibile lo ha spinto a lasciare la sua tribù e a cercare rifugio nella città, così diversa dal mondo arcano e selvaggio da cui proviene.
Anche la vita del sudanese Tawfik, che lavorava nello stesso ufficio di Turàd, è stata segnata da un atroce destino: rapito da bambino e venduto come schiavo, è stato successivamente evirato. Turàd ricorda il racconto terribile del compagno e la sua sofferenza senza fine.

venerdì 13 luglio 2012

Yasmine Chami, Cerimonia

Front CoverDonne Altrove è una collana della casa editrice torinese Il Leone Verde dedicata all’area femminile: le autrici sono donne, il cui sguardo osserva la vita nella sua complessità e nelle sue contraddizioni. 
Altrove è lo spazio di territori lontani di cultura islamica o medio orientali, in cui si muovono le protagoniste di storie, che sono i luoghi della vita o delle memorie delle autrici. 

Perfettamente pertinente è il romanzo Cerimonia, primo della collana, pubblicato in Italia nel 2003. L’autrice è Yasmine Chami, nata a Casablanca nel 1967. Dopo avere trascorso l’infanzia in Marocco, si è trasferita a Parigi, dove si è laureata in antropologia. Cerimonia è il suo primo romanzo. Si tratta di un'opera breve, solo 106 pagine più un glossario, ambientata in Marocco, in una grande casa borghese all’ombra del nespolo, dove fervono i preparativi per una cerimonia: il matrimonio di Said, fratello di Khadija e cugino di Malika, che sono le due donne in primo piano. Il romanzo è costruito attraverso molte altre voci femminili di madri, nonne, zie e soprattutto, attraverso il monologo di Khadija: attraverso il flusso dei pensieri, i colloqui, i ricordi, i rimpianti, come scrive Tahar Ben Jelloun su Le Monde, Yasmine Chami ricostruisce un quadro molto preciso della società marocchina tradizionale di Fes. 

giovedì 5 luglio 2012

Cinquantesimo anniversario dell'indipendenza algerina

Battaglia nelle strade di Algeri
Esattamente cinquant'anni fa, al termine di una guerra durata oltre sette anni e costata centinaia di migliaia di morti (un milione addirittura, secondo le stime diffuse dal Fronte di Liberazione Nazionale), veniva proclamata l'indipendenza dell'Algeria. Dopo 132 anni, finalmente, il paese, per superficie il più vasto di tutto il continente africano, da quando, nel 2011, il Sudan si è diviso in due stati indipendenti, riacquistava la sua libertà, una meta cui gli algerini non avevano mai smesso di aspirare. Un bell'articolo di Bernardo Valle su Repubblica.it  di oggi, nella pagina Esteri, rievoca l'ingresso in Algeri degli eroi della rivoluzione.
Esultanza dopo la vittoria
Occupata Algeri nel 1830, quando il dey della città aveva ceduto le armi, i Francesi avevano gradatamente conquistato tutto il paese, non senza difficoltà e incontrando resistenze tenaci, e avevano poi attuato una colonizzazione totale, facendo dell'Algeria una territorio di popolamento (centinaia di migliaia di coloni, i cosiddetti pieds-noirs, arrivarono dalla Francia): si giunse addirittura a proclamare l'Algeria "territorio metropolitano d'oltremare". Nelle scuole algerine si insegnava il francese e gli studenti imparavano che la capitale era Parigi e i loro antenati erano i Galli: è vero, in ogni caso, che pochi erano gli Algerini che potevano frequentare le scuole, dove, appunto, non venivano di certo insegnati né  l'arabo né le tradizioni e la storia degli indigeni.

martedì 3 luglio 2012

Calixthe Beyala, Come cucinarsi il marito all'africana

Come cucinarsi il marito all'africanaParlare o scrivere di cucina è senz’altro di moda: è sufficiente tenere conto dei tanti libri pubblicati o delle tante trasmissioni televisive di questi ultimi anni. Come cucinarsi il marito all'africana di Calixthe Beyala ha anticipato nel 2000 questa moda, perché è insieme un romanzo breve e un libro di ricette esotiche della cucina africana: 25 ricette, sfiziose, succulente e rigorosamente africane per gusto e uso degli ingredienti, seguono i singoli capitoli in cui si sviluppa il romanzo. Non siamo in Africa, ma a Parigi e la protagonista è mademoiselle Aissatu, africana, trapiantata da tempo in Francia, dove si guadagna la vita pulendo i cessi pubblici. 

“Li conosco uno per uno e potrei descrivervi ogni tipo di uomo che li frequenta.”  
“Offro la mia felicità in un pacchetto di sorrisi alla clientela preoccupata di una diarrea o che agita il sedere per distrarre un bisogno urgente di pisciare.”

Non so quando sono diventata bianca, ma so che esfolio la pelle a suon di Venere di Milo e, secondo la stessa logica, torturo il corpo fino a renderlo minimalista: non ho seno e il mio sedere è piatto come la terra perché come da stereotipo, piacere agli uomini bianchi è cosa buona e giusta. Tavola da surf uguale bella donna. E per questo diete e palestre, saune, per “spomparci”.