martedì 18 ottobre 2011

Tahar Ben Jelloun, La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba

La Rivoluzione dei gelsominiLa rivoluzione dei gelsomini, edito da Bompiani nel mese di marzo del 2011, un libro di piccolo formato e di sole 140 pagine, per essere informati su ciò che sta accadendo da fine 2010 ai primi mesi del 2011, soprattutto nel mondo arabo che si affaccia sul Mediterraneo.

Fondamentale il sottotitolo: il risveglio della dignità araba, grazie alla primavera araba, scoppiata in pieno inverno.
Il centro del mondo si è spostato nel Nord Africa” afferma Tahar Ben Jelloun, che con questa ultima opera ci permette di conoscere attraverso una scrittura chiara e semplice che cosa è accaduto in Tunisia, Algeria, Yemen, Marocco, Libia. Otto capitoli, per essere informati sui fatti che hanno visto moltissimi uomini e donne scendere in piazza, per chiedere democrazia e libertà. Una seconda parte, invece, contiene riflessioni scritte in precedenza tra il 2003 e il 2010 sugli stessi temi.

Per Ben Jelloun è importante, per superare i pregiudizi sul mondo arabo, approfondirne la conoscenza e soprattutto non confondere il fondamentalismo con la religione islamica.


Cadono i muri di Berlino… più niente sarà come prima in questo mondo arabo che è stato per troppo tempo confiscato da bruti che hanno fatto male a milioni di cittadini indifesi.
Nel Maghreb l’individuo non è riconosciuto come tale: nel mondo arabo nel suo complesso si riconosce il clan, la tribù, la famiglia, non il singolo, che è invece un individuo da sottomettere. Per questo i presidenti della repubblica, instaurata una specie di democrazia formale, si comportano da monarchi assoluti, restano al potere con la forza attraverso corruzione, menzogna e ricatto, considerando il paese una loro proprietà privata.

La protesta in Tunisia ed Egitto è dunque rifiuto dell’autoritarismo, della corruzione, del nepotismo, del favoritismo. È protesta morale ed etica, non è un rivoluzione ideologica, perché non ci sono leader. Per la maggioranza è una rivoluzione spontanea e improvvisata
“È come una poesia che sgorga dal cuore di un poeta che scrive sotto le dittature della vita, che si ribella e vuole giorni migliori” scrive Ben Jelloun.
Denuncia il regime di Zine El-Abidine Ben Ali, illegittimo e feroce come un regime coloniale, che si è sostituito a Habib Bourghiba, che aveva negoziato l’indipendenza dalla Francia, che aveva dato un’impronta laica allo stato, aveva cambiato lo statuto di famiglia, sollecitando i diritti alle donne con il divieto di poligamia, con il divorzio e l’aborto legalizzato, riconosciuto prima che in Francia.

Ben Jelloun non risparmia noi europei, per avere sostenuto Ben Alì o Hosni Moubarak in Egitto, per assicurarci “succosi affari” (l’Italia è il secondo partner economico della Tunisia) e avere usato questi paesi come baluardi contro il fondamentalismo, per impedire il nascere di repubbliche islmiche di stile iraniano.

Lo scrittore marocchino dedica un intero capitolo a Mohammed Bouazisi, “la scintilla” che fa scoppiare la rivolta in Tunisia. Un giovane, che, morto il padre, deve interrompere gli studi e, per mantenere una famiglia di sette persone, compra un carretto, per vendere frutta e verdura. Non ha l’autorizzazione, è perseguitato dagli agenti municipali, ma rifiuta la corruzione. Il 17 dicembre 2010 in una piccola città della Tunisia agenti particolarmente cattivi gli confiscano il carretto, lo schiaffeggiano, gli sputano addosso e Mohamed, esaurita la pazienza, svuotato della sua dignità, si immola nel fuoco davanti alla sede del governatorato. Morirà dopo una lunga agonia di 15 giorni.

Crepato davvero come un cane, come una nullità, come un fantasma, anonimo, come un povero. Ed essere povero in Tunisia, Egitto, Yemen e molti altri paesi significa essere già condannati a crepare come un cane, o perché un agente municipale ti spingerà al suicidio, perchè, quando ti ammalerai non troverai modo per curarti e creperai per mancanza di medicine e di assistenza.

E poi ecco la rivolta che si sposta in Egitto; anche qui racconto di uomini che si fanno esplodere, di altri barbaramente torturati.

Gli eventi di gennaio e febbraio sono stati preparati da un’opposizione che lavora da decenni e che è ben rappresentata dal movimento laico Kifaya, che vuol dire Basta e che ha tra i sostenitori lo scrittore Ala Al Aswani, autore di Palazzo Yacoubian.
Come non ricordare la giovane ventottenne Isaa Abdei Fattah, militante per i diritti civili, che ha fatto un appello su Facebook, affinchè un milione di egiziani scendesse in piazza, per cacciare Mubarak, le cui ricchezze in banche straniere superano i 70 miliardi di dollari? Diventata icona della sua generazione, è stata in prigione per 15 giorni.

Si parla anche di Marocco, Algeria, Libia e di Yemen, paese, quest’ultimo, poverissimo, dove il 96% degli uomini e il 70% delle donne masticano il qat, droga quotidiana che li annienta.
Eppure anche quella gioventù istruita usa internet e le nuove tecnologie!

Tahar ben Jelloun, La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba, Bompiani 2011, pp.140

testo già pubblicato da Xochitl2 in www.gruppodilettura.wordpress.com

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