mercoledì 12 ottobre 2011

Festivaletteratura 2011. Primavera araba (parte seconda).


Alle 22.30 di giovedì 9 settembre 2011 nello spazio di Blurandevu i giovani volontari incontrano un blogger egiziano. Doveva essere Ramy Raoof secondo il programma, ma è stato sostituito da Wael Abbas, comunque un blogger protagonista del movimento di piazza Tahir. Ha 36 anni, è laureato in letteratura inglese, ha fatto studi di informatica e gestisce dal 2004 un blog.
È uno dei protagonisti della Rivoluzione egiziana, cha ha trovato in internet uno dei suoi principali strumenti di lotta e di mobilitazione. Il suo blog è stato uno dei principali canali...
attraverso i quali anche in occidente è stato possibile vedere e ascoltare quello che accadeva a piazza Tahir.
Interessante il confronto tra i giovani di Blurandevu e il blogger sulla protesta e sulle nuove tecnologie.
Un articolo di Colibrì (il notiziario dell’Associazione Filofestival) riporta un intervento di Ramy Raoof, in cui già nel 2009 sfidava il regime di Mubarak.
“L’affermazione dei media digitali in Egitto è dovuto a diversi fattori:

  • La soppressione dei canali tradizionali di informazione come quotidiani, emittenti televisive e radiofoniche
  • La censura dei contenuti previa ad ogni forma dipubblicazione
  • Le svariate forme di opposizione indirizzate ai giornalisti
  • I margini di libertà molto ristretti

Quando il regime ha capito l’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione, sono iniziate le persecuzioni, le detenzioni, la tortura dei blogger, l’oscuramento dei blog personali, dei loro account su Twitter, facendo così maturare la consapevolezza dei propri diritti violati, creando un acceso dibattito e attirando l’attenzione della comunità internazionale.

Il blogger informa sulla situazione attuale, che non è molto tranquilla per il consiglio di militari, in attesa delle elezioni di novembre : 12000 egiziani sono in carcere in attesa di processo. I mass media sono molto controllati, è possibile solo il turismo di gruppo. Il vecchio regime non è scomparso.

Alla richiesta se c’è qualcosa in comune tra “Primavera araba” e gli indignados spagnoli o cileni e le rivolte di Londra il blogger sottolinea che, anche nel mondo libero senza dittature, si è liberi fino ad un certo punto e del resto, ovunque, c’è povertà e disoccupazione.
Ancora diverse domande dei volontari. Alla domanda se è opportuno o necessario l’intervento di forze straniere, la risposta è decisamente negativa. Perché non accada come in Libia, deve essere il popolo a condurre la rivoluzione, dall’esterno deve venire solo solidarietà.
Si ribadisce la presenza delle donne nelle rivolte: nessuna differenza tra uomo e donna, tra giovane e vecchio nel contribuire alla rivoluzione, che era seguita con viva partecipazione in tutto l’Egitto e non solo al Cairo.

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