giovedì 16 maggio 2013

Philippe Claudel, Profumi

Lo scrittore francese Philippe Claudel è autore di alcuni tra i libri più intensi apparsi nell'ultimo decennio. Mi riferisco soprattutto a Le anime grigie (Ponte alle Grazie, Milano 2004) e  Il rapporto (Ponte alle Grazie, Milano 2008), romanzi che mettono in luce come nell'essere umano il bene e il male si mescolino indissolubilmente, e come spesso siano le circostanze a far emergere l'uno o l'altro aspetto, non consentendo pressoché ad alcuno di noi di ritenersi del tutto innocente, del tutto "bianco", così come pochi sono completamente "neri": la maggior parte di noi appartiene alla vasta schiera delle "anime grigie", talora vittime, talaltra carnefici, a seconda delle prove che la vita ci propone.

Di tenore del tutto diverso è l'ultima opera che Ponte alla Grazie ha da poco pubblicato: Profumi è infatti una raccolta di brani che ripercorrono la memoria dello scrittore alla ricerca degli odori che lo hanno accompagnato fin dall'infanzia. Ed eccoli là, in ordine alfabetico, dal profumo di Abete che permea l'aria nella regione dei Vosgi, con la resina che "somiglia alle lacrime" (p. 12) e ricorda le pasticche per la gola, all'odore del Viaggio, che permette di "fiutare [...] l'alito dei Paesi nuovi" (p. 166), di città come Istanbul, Marrakech, Assuan, Tiapei, Shangai, Colon...: " I nomi sono poesie. I profumi, delle barche che ci accompagnano in una dolce deriva." (p.166).

sabato 27 aprile 2013

Arturo Pérez-Reverte, Le barche si perdono a terra. Scritti su barche, mari e marinai (1994-2012)


Da brava abitante dell'entroterra, ho poca dimestichezza con il mare, che non mi attrae nemmeno nella sua versione estivo-balneare. Per questo motivo, mesi fa passando davanti, in libreria, a questa raccolta di scritti di Arturo Pérez-Reverte, avevo tirato di lungo, senza troppe curiosità. Ritrovando in seguito il libro nella Biblioteca della mia città, mi sono invece lasciata  lasciata prendere dalla forza evocativa del titolo, Le barche si perdono a terra (Tropea, Milano 2012), e  dalle promesse che il nome dell'autore suggeriva. E questa improvvisa intuizione si è rivelata giusta.

Arturo Pérez-Reverte, per chi non lo conoscesse, è giornalista, autore di romanzi storici e di avventure tradotti in tutto il mondo (ricordiamo soprattutto il ciclo del Capitano Alatriste) e marinaio. Dal 2003 è membro della Real Academia Española de la Lingua. Le diverse esperienze della sua vita si ritrovano in questo libro, che raccoglie scritti in parte inediti, in parte pubblicati su XL Semanal, nella rubrica "Patente di corsa". 

sabato 13 aprile 2013

Cees Nooteboom, Il suono del suo nome. Viaggi nel mondo islamico


Confesso che prima di leggere Il suono del suo nome (Ponte alle Grazie, Milano 2012)non avevo mai letto nulla di questo prolifico scrittore, poeta e giornalista olandese, che ha al suo attivo romanzi di grande successo, come Philip e gli altri, la sua opera prima, pubblicata nel 1954, e resoconti di viaggio, come Verso Santiago, raccolta di appunti di viaggio scritti in anni diversi e relativi al cammino di Santiago di Compostela.

Nooteboom, che ama definirsi soprattutto un poeta, è infatti anche un grande viaggiatore e nella sua ormai lunga vita (è nato all'Aia nel 1933) ha percorso tutti i continenti e visitato decine di paesi: scherzosamente viene addirittura definito "l'olandese viaggiante". Anche Il suono del suo nome è una raccolta di impressioni di viaggi compiuti, come recita il sottotitolo, "nel mondo islamico": dalla favolosa Isfahan alla splendente Granada, dalla rossa Marrakech, "chiave dell'Atlante e del Sahara" (p. 51) a Timbuctu, sommersa dalla sabbia, dall'India dalle mille contraddizioni, "tombe Moghul e fogne a cielo aperto, minareti e catapecchie" (p. 178) alla superba  Kairouan con la Grande Moschea e la sua selva di colonne...

domenica 31 marzo 2013

Jamal Ahmad, L'acqua più dolce del mondo


Uscito in Italia nel 2012 presso Bollati Boringhieri, L'acqua più dolce del mondo [ma quanto piatto e fuorviante il titolo italiano, in confronto con l'originale e ben più suggestivo  The Wandering Falcon (Il falcone errante)], è il libro di esordio di Jamil Ahmad, nato nel 1933 a Jalandahar, nel Punjab. Sì, la data di nascita è proprio quella che ho scritto, l'autore insomma ha oggi 80 anni, età davvero insolita per un esordiente. In realtà il manoscritto del romanzo è rimasto sepolto per più di trent'anni in un baule, a estrarlo dal quale non è stato l'autore, ma uno dei fratelli minori che, con la complicità della moglie di Jamil, inviò il testo a un concorso letterario indetto in Pakistan. I giudici del premio, riconoscendo la qualità del testo di Ahmad, lo proposero a Penguin India per la pubblicazione, avvenuta nel 2011, quando l'autore aveva quindi 78 anni.

È difficile dire se ci troviamo di fronte a un romanzo o a una raccolta di racconti: la narrazione infatti procede per capitoli staccati, con salti temporali e spaziali, con l'introduzione di personaggi nuovi senza apparente legame con quelli conosciuti in precedenza. In realtà il fil rouge c'è ed è costituito dal personaggio di Tor Baz, che compare in tutti gli episodi narrati, curiosamente senza mai esserne il protagonista.

venerdì 8 marzo 2013

Gioconda Belli, Nel paese delle donne

Oggi, che è l'8 marzo, mi è venuta voglia di riprendere in mano l'ultimo romanzo di una scrittrice sudamericana che amo molto, Goconda Belli: Nel paese delle donne e di riportare in questo blog la recensione che avevo fatto il 6 agosto 2011 in un altro blog: gruppodilettura.wordpress.com.

Gioconda Belli, quando nel 2009 a Torino presentò L’infinito nel palmo della mano, un curioso ma interessante romanzo su Adamo e Eva, annunciò che stava lavorando a un romanzo sulle donne al potere. Il 26 giugno 2011 in Italia è stato pubblicato Nel paese delle donne e la Belli in persona lo ha presentato a Milano, al Centro della pace di Bolzano e al festival di Polignano. Le scelte di questa scrittrice sono sempre coraggiose e non deludono. Anche questo ultimo romanzo è di piacevole lettura, ben costruito, come sempre ben scritto e non banale nella sua utopia. 

giovedì 7 marzo 2013

Adekeye Adebajo, The Curse of Berlin

Mi sembra interessante segnalare il saggio The Curse of Berlin: Africa after the cold war (La maledizione di Berlino: l'Africa dopo la guerra fredda).  L’autore, Adekeye Adebajo, è dal 2003 direttore esecutivo del Centre for Conflict Resolution di Cape Town. Ha insegnato alla Columbia University e alla Stanford University. Ha inoltre collaborato con missioni delle Nazioni Unite in Sudafrica, Sahara Occidentale e Iraq.

Il saggio The Curse of Berlin (La maledizione di Berlino)  fa riferimento alla Conferenza di Berlino del 1884-1885, durante la quale gli stati europei stabilirono di fatto le regole per la spartizione dell’Africa. Quegli eventi storici e strutturali, è la tesi sostenuta nel libro, continuano a influenzare e plasmare le relazioni internazionali dell’Africa contemporanea. Questa ricerca è frutto di un approccio storico, anche se si concentra soprattutto sulla contemporaneità.

lunedì 4 marzo 2013

Anita Desai, Il villaggio sul mare

Per assaggiare ancora un po’ di India, un romanzo breve e neppure tanto recente: mi riferisco a Il villaggio sul mare di Anita Desai, pubblicato nel 1982 e in Italia nel 2002. E’ sempre piacevole leggere o rileggere questa scrittrice, nata e vissuta a lungo in India, a Calcutta, Bombay, Delhi, di madre tedesca e di padre bengalese. Oggi, invece, vive tra gli Usa, il Messico e l’India, dove ritorna spesso. 

Il romanzo ha qualcosa di autobiografico, come lei stessa dichiara nell’introduzione. “Non viene dalla mia infanzia, ma dall’infanzia dei miei figli”. Anita viveva a Bombay e, quando era possibile, fuggiva da una città affollata e piena di problemi, per andare al mare, in un piccolo villaggio di pescatori, per vivere in un’atmosfera idilliaca:  “correre a piedi nudi sulla sabbia tiepida e fin dentro il mare, guardare le barche che tornano a riva al tramonto con le reti colme di pesce, nei pomeriggi torridi riposare all’ombra di palme fruscianti, placare la sete con il latte di cocco fresco”

giovedì 28 febbraio 2013

Jhumpa Lahiri, L'interprete dei malanni

L’interprete dei malanni è l’opera prima con cui Jhumpa Lahiri si è aggiudicata nel 2000 il prestigioso Premio Pulitzer. In seguito, nel 2003, ha pubblicato un romanzo L’Omonimo, da cui la regista Mira Nair  nel 2007 ha ricavato il film Il destino nel nome / The Namesake.    Nel 2008 è ritornata a scrivere racconti con Una nuova terra. Lahiri è nata a Londra da genitori indiani bengalesi, ma è cresciuta nel Rhode Island. A Boston ha conseguito tre lauree: in inglese, scrittura creativa e letteratura comparata e un dottorato in Studi Rinascimentali, per affrontare i quali pare abbia imparato molto bene la lingua italiana. Un articolo di Repubblica del dicembre 2012 ci informava della sua presenza a Roma per un anno sabbatico ed è proprio lì che sta terminando il suo ultimo romanzo, di cui si conosce già il titolo Lowland, La pianura, un posto di Calcutta che lo ha ispirato.

Nonostante la sua vita errabonda, ciò che caratterizza Jhumpa Lahiri è la sua matrice indiana, anche se non è mai vissuta in India. Forte è il legame con la terra d’origine dei suoi genitori. Lei stessa, che si può considerare un’americana di seconda generazione, ha dichiarato che “crescere non è stato semplice, perché mi sembrava che a crescere, in realtà, fossero due persone, quella legata alla tradizione indiana e quella proiettata nella frenesia americana.” Tutto questo è materia dei suoi romanzi e racconti sin dalla prima raccolta L’interprete dei malanni.